Fungo del Monte Amiata

Il fungo dell’Amiata è un prodotto naturale del bosco, insieme ad altri frutti del sottobosco come le fragole e i lamponi. La sua ricerca rappresenta un’attività secolare degli abitanti del Monte Amiata: già nel XVII secolo, come ci racconta Gherardini, a Castel del Piano si raccoglievano i funghi per portarli a dorso d’asino fino alla città di Siena. In tempi più recenti diverse aziende si sono specializzate nella lavorazione e trasformazione di questo profumato frutto del sottobosco che costituisce la base di alcuni prelibati piatti locali. Con l’intento di certificare e valorizzare la qualità di questo prodotto si è ottenuta la indicazione geografica protetta (IGP) per il fungo del Monte Amiata che comprende diverse varietà di Boletus.

Quattro sono i tipi di porcini che si trovano in zona: il Boletus reticulatus, caratterizzato dal profumo fresco e localizzato sotto la quercia o il castagno; il Boletus aereus, dal cappello vellutato, localizzato pure sotto la quercia o il castagno; il Boletus pinicola, dal cappello molto scuro e dalla crescita esplosiva che può superare il mezzo chilo di peso: è il più ricercato sull’Amiata e si può trovare sotto il faggio o il castagno, ma in prevalenza sotto il castagno; e infine il classico Boletus edulis, che si trova ai piedi del faggio ed è l’ultimo a chiudere la stagione dei funghi: seccato, mantiene un profumo eccezionale anche per più di un anno. Oltre ai porcini, si raccolgono il giallarello, il verdone, i cucchi, i pinaroli, le famigliole, le paiciole e decine di piccoli, gustosissimi funghi il cui utilizzo caratterizza la squisita zuppa di funghi amiatina

 

Castagna del Monte Amiata IGP

La coltura del castagno da frutto ha da sempre avuto diffusione nell'area amiatina grazie alle condizioni pedologiche e climatiche particolarmente favorevoli. Fin dal XIV secolo gli Statuti della comunità dell'Amiata prevedevano rigide norme per la salvaguardia e lo sfruttamento della risorsa castagno, sia per la raccolta dei frutti che per la produzione di legname. Gli statuti proibivano il danneggiamento ed il taglio delle piante verdi e delle piante secche in piedi imponendo ai trasgressori sanzioni pecuniarie molto onerose; la raccolta delle castagne doveva rispettare un preciso calendario che prevedeva un periodo di stretta competenza del proprietario del castagneto ed uno successivo, dove la raccolta era libera, quest'ultimo si protraeva anche fino a carnevale per permettere a tutti, anche i più poveri, di poter trovare un minimo di sostentamento.

La coltivazione del castagno nella zona del Monte Amiata avviene a quote comprese fra i 350 e 1000 m s.l.m., su terreni derivati dal disfacimento di rocce vulcaniche acide: queste condizioni ambientali ottimali conferiscono al prodotto particolari caratteristiche organolettiche. Durante la fase produttiva non possono essere utilizzati fertilizzanti di sintesi e fitofarmaci e la raccolta, che avviene da metà settembre a metà novembre deve essere fatta a mano o comunque con mezzi meccanici idonei tali da salvaguardare il prodotto. Le produzioni massime consentite dal disciplinare sono di 12 Kg a pianta e 1800 Kg per ettaro. La conservazione delle castagne può essere eseguita con vari metodi: cura in acqua fredda per massimo sette giorni, sterilizzazione con bagno in acqua calda e successivo bagno in acqua fredda o per surgelazione ma mai tramite aggiunta di additivi o altre sostanze.
Le varietà utilizzate per la produzione della castagna dell'Amiata IGP sono: marrone, bastarda rossa e cecio; per l'immissione al consumo, però, i frutti devono appartenere ad una sola delle tre varietà con divieto assoluto di mescolare fra loro le partite di varietà diverse. La pezzatura minima ammessa è pari ad ottanta castagne per chilogrammo netto allo stato fresco e la commercializzazione avviene in contenitori per alimenti a retina.
La castagna è protagonista di molte ricette tipiche locali come il castagnaccio, i necci e la polenta"...è il cibo favorito, ed economico del Popolo, ed è essa tanto nutriente, che le persone additte ai lavori più duri di sega, di accetta, e di marra non di altro campano, che di polenta, e di acqua, o come scherzosamente quassù dicono, di pan di legno e di vin di nùvoli..." Viaggio al Monte Amiata (G.Santi, 1795).

Area di produzione
La zona di produzione della castagna del Monte Amiata comprende l'intera circoscrizione comunale dei comuni di Arcidosso, Casteldelpiano, Santa Fiora e Seggiano in provincia di Grosseto e parte del territorio dei comuni di Cinigiano e Roccalbegna in provincia di Grosseto e dei comuni di Castiglione d'Orcia, Abbadia S. Salvatore e Piancastagnaio in provincia di Siena.

 

Olio DOP Seggiano

Consorzio Olio di Seggiano nasce nel 2002 sotto la spinta di un gruppo di imprenditori amiatini legati alla produzione dell'olio extravergine d'oliva derivato dalla lavorazione della cultivar locale, l'Olivastra di Seggiano. Consorziandosi, intendono valorizzarne la qualità e le caratteristiche promuovendo l'adozione ed il rispetto di un codice disciplinare da parte di tutti gli operatori della zona. 
Molte, infatti, le peculiarità di questo olio d'oliva che devono essere preservate: una cultivar autoctona, particolarmente resistente e selvatica, che copre le pendici del Monte Amiata con uliveti secolari che si estendono fino ai 600 metri sopra il livello del mare; un aroma e un gusto singolare, quello dell'"ulivo di montagna"; le sue proprietà nutritive e curative, caratterizzate da un alta percentuale di sostanze antissiodanti e vitamina E.

Fin dalla sua costituzione, Il Consorzio Olio di Seggiano si impegna attivamente nella promozione del territorio amiatino, facendo conoscere al pubblico le particolarità del suo terroir, delle sue produzioni e delle sue bellezze ambientali e storiche, nel rispetto della storia e dei valori della sua comunità locale.

PIF Amiata Oleos: prevede l'aggregazione di tutti gli attori della filiera OLIVO-OLEICOLA AMIATINA al fine di superare le principali criticità della filiera stessa, per favorire i processi di organizzazione e consolidamento e per realizzare relazioni di mercato nuove ed equilibrate.

 

Vino DOC Montecucco

La nostra storia parte da lontano. E probabilmente anche dall’alto… è infatti il Monte Amiata a dettare i tempi della nostra terra. Se le prime testimonianze del territorio ci sono offerte da un dipinto primitivo ritrovato nella cosiddetta grotta dell’Arciere, e databile tra il 5000 ed il 3000 a.c, è però con gli Etruschi che la regione conobbe il suo sviluppo.

 Partendo proprio dagli etruschi, le cui pratiche vitivinicole sono state oggi riscoperte e riprodotte, la vite ed il vino hanno accompagnando la nostra gente anno dopo anno, colorandone i campi, imbandendone le tavole, garantendo loro la sopravvivenza grazie ad un commercio che, dapprima locale e limitato alle sole uve, oggi fornisce ad ogni angolo del mondo un vino certificato.

In tal senso si ricordi il riconoscimento alla fine degli anni ’70 delle due denominazioni geografiche ricadenti sul nostro territorio, che possono essere individuate come precursori della Doc Montecucco, la quale prende forma definitiva con l’acquisizione del riconoscimento della Denominazione di Origine nel 1998.

 

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